Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/266

Da Wikisource.

ANNO lSlil - LETTERE 159-101 281 lfrh- A Pietro Giordani. - Piacenza.1 Recanati 19 Febbraio 1819. Risponderò con una alle vostre carissime dei 3 e dei 5; 2 e prima vi ringrazierò dell’amorevolezza con cui parlate delle mie Canzoni, per la quale mi crescerebbe l’obbligo ch’io vi ho, se potesse crescere. Ma essendo arrivato al sommo, non può più crescere. Solamente può radicarsi e fortificarsi da vantaggio per durare, come durerà, eternamente. Risposi il 12 di questo alla vostra dell’ultimo del passato. Quella dei 3 del corrente è arrivata in tempo perch’io non vi déssi altro impaccio di spedir copia delle Canzoni a Milano per voi, come vi diceva. L’occasione più sicura di farvene avere ch’io vi accennava, sarà fra pochi giorni; ma non so s’io me ne prevarrò per molestarvi con qualche altra copia legata e corretta. Vi scrissi la cagione che m’impediva di esercitarvi la pazienza colP informarvi, secondo che volevate, dei miei disegni d’opere in prosa. In quello ch’appartiene alla prosa italiana in genere, i pochi pensieri che ho concepiti sono ancora indigesti e disordinati, in maniera che non potrei mettergli in carta senza studio, come ho proposto di fare in un trattato Della condizione ‘presente delle lettere italiane, che dovrebb’essere il fondamento e la norma di qualunque cosa m’avvenisse poi di comporre. Ma sarebbe opera di gran fatica, e infinite letture anche di libri stranieri, e molti paragoni, e però da non poterci metter mano cosi presto, lasciando poi stare che vorrebbe altro ingegno.3 L’Apologià, di Lorenzino de’Medici colla Vita del Giacomini, voglio vedere di procurarmela in tutti i modi. Ho gran voglia di leggerla; segno che probabilmente non mi verrà fatto. Quei versi nella strofe sesta della seconda canzone, Mostrar chi si rincora Il mal, ch’e’ fia gran che, s’udendo il eredi? m’accorgo bene che debbono essere oscurissimi quando a voi non è bastato l’animo d’intenderli. Errore di stampa c’era effettivamente perché si leggeva, è coll’accento, invece4 d’e’ coll’apostrofo; ma nella copia che vi mandai credo ch’io lo togliessi. Ecco il senso, cioè quello oh’io voleva dire: Chi si fiderà di rappresentarvi degnamente quelle sventure, le quali non sarà poco se, udite, le crederai? Rincorarsi in questo significato si trova nel Dati, Vite de’pittori antichi, edizione del 1667 di Firenze, pagina 23: Ond’io sarò molto 1 Dalla copia di Paolina, corretta da G., in casa Leopardi. 2 Numeri 151 e 152. 3 Di questo trattato il L. si limitò a tracciare il sommario, o meglio indice, che può leggersi in Scritti vari ined. cit., p. 296. •1 Nella copia era «in cambio», poi cosi mutalo da G.