Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/267

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232 EPISTOLARIO degno di scusa se non mi rincuoro di spiegarlo a bastanza. E nel Girone dell’Alamanni, canto 6, stanza 43: E dice a Lanaino Che se dell’un combatter si rincuora Lasci a lui la fatica del secondo. E nel Lombardelli Senese, Discorso intorno alla Gerusalemme: Giacché non si rincuora di poter purgarla dell’amarognolo. Vedi rincorare in questo senso nel Caro Iett. 205, t. 2°, pag. 349 fine, ed. Cornili. — feci loro animo e dissi che non dubitassero ma che mi ubbidissero, essendoché io mi rincorava di riavere il detto metallo: Cellini, Tr. sopra la Scult., c. 2. Milano, 1811, pag. 180, fine. — pur mi rincoravo di superare ogni impedimento-, c. 5, p. 208. Vedi Caro lett. 62, vol. 1, principio.1 Ma o questa frase abbia dello strano, o vero, coni’ io credo, il secondo verso riesca troppo intralciato, non dubito che il luogo, siecom’è impossibile a intendere, non vada cambiato onninamente.2 Molti altri errori 3 avrete ritrovati nelle Canzoni, ma lasciate eli’ io vi scusi un luogo che vi dee parer vizioso, e poi cantatemi il proverbio: Scusa non richiesta. Dice la nona strofa della seconda canzone: Morían fra le rutene Orride piagge ecc. Mi ricordo che in uno dei vostri articoli sulla Pastorizia dell’Arici riprendete l’uso di questa preposizione fra in senso d’in o sopra. Contuttociò, perché Morían ne le rutene, considerato lo scontro delle due n, riusciva duro, c- su le rutene non mi garbava, mi servii del fra, e m’arrischiai d’allontanarmi dal parer vostro con questa difesa, che gli antichi, secondo me, hanno costumato realmente di adoperare essa preposizione parlando della parte interiore di qualunque superficie; onde disse il Boccaccio: Un di ad ondare fea l’isola si mise, e altrove: Parecchi miglia, quasi senza accorgersene, n’andarono infra mare; e Giovanni Villani: Se n’andaro tutti in Granata fra terra. Non so se questa ragione vi parrà buona.4 Ho saputo che il conte Perticali, avendo letto il mio libricciuolo, non ha disapprovato i versi, ma si bene la prosa. Come amico, e unico amico, e come singolarissimo nella amicizia, ditemi sinceramente e distintamente i difetti di questa prosa; giacch’è manifesto ch’io da me 1 Questi ultimi esempi, dopo quello dol Lombardelli, furono da G. aggiunti in margino della copia. 2 E di fatti, dopo parecchie prove di mutare anelie radicalmente i due versi, l’autore solo nell’edizione staritiana dol ’31 giunse alla forma definitiva: «Tal miseria l’accora Qual tu forse mirando a t.e non credi». 3 Qui intende degli orrori attribuibili a lui come autore, non dei tipografici; ma spiegando una modestia ohe non par genuina, se dopo la difesa del K rincora» viene a quella del «fra». 4 Ciò non ostante, mutò poco dopo in o Morian per lo rutene Squallide piagge ecc.».