Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/50

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ANNO 1810 - LETTERE 8-9 21 Tuttàvolta ho cercato di servire la mia patria come ho potuto, e di fare, se a me tanto è possibile, che l’Italia conosca il prezzo del dono, che ha ricevuto da voi; l’Italia; poiché, ne son certo, le altre nazioni 1* hanno già conosciuto, o lo conosceranno di corto. Il vostro dono è caro a me in singoiar guisa, di che saprete la cagione, se non vi recherete a noia il leggere la vita di Frontone, che ho ardito scrivere dopo di voi. Altri potrà fare della vostra scoperta miglior uso di quello che io ne ho fatto, ma sentirne gioia più grande che non io, nessuno. Ricevete questo piccolo presente, e siate certo che non potrò mai rendervi giusto cambio del piacere che mi avete dato. A. Di Angelo Mai.1 Milano 21 Luglio 1810. Chiarissimo pregiatissimo 8ig.r Conto Leopardi. Ho letto con vero piacerò e degna ammirazione l’egregio di Lei lavoro intorno alle Opere di Frontone. Non mi poteva cadere in mente elio dentro si stretto tempo potesse condursene a capo lina intiera traduzione con note: se non che il genio è superiore alla volgare espettazione. 11 Discorso di Lei sopra Frontone è veramente eruditissimo, piono di savii riflessi e (Li nuove cose. La. Traduzione, benché forse sia tuttavia capace di qualche lieve abbellimento od emenda (e di quale scritto non può ciò dirsi?), le fa certamente. distintissimo onore. Le gentili espressioni della Dedica potrebbero lusingare l’amor proprio di chiunque: ma conoscendo io di essere troppo inferiore a quello lodi, non saprei che pregarlo (nella ipotesi che il libro si pubblicasse, e che Ella a me lo indirizzasse) di moderarne, anzi toglierne ogni cosa che a me fosse occasione di rossore. Avendomi detto il Sig.r Stella, che la S. ’. desiderava ohe io facessi qualche esame del suo lavoro, io ho steso alcune brevi osservazioni, che le mando acciocché Ella ne faccia quel conto che le sarà in grado.Devo però dirle che io bensì ho lotto tutto il di Lei libro, ma per le gravi straordinarie occupazioni di una stampa non ho potuto per lo più collazionale il testo latino e greco eolia italiana Traduzione, nó verificare (se mai in alcuna cosa avossone uopo) ciò che si chiama affare di erudizione. Ella però, prima di pubblicar l’Opera, vorrà, credo, rivederla, e supplirà molto meglio che non avrei saputo far io. Intanto facendole le mie più fervide congratulazioni pe’ suoi studi tanto ampi e gloriosi e per le eccelse speranze che Ella di sé fa concepire di Opere anche maggiori, e per parte mia ringraziandola vivamente delle urbanissimo maniere che verso di me usa, troppo anche lusinghiere, passo a dirmi, con la più distinta e ben dovuta stima e venerazione, di Lei dottissimo e gentilissimo Sig.r Conte Servo umile obblig.mo L’Ab. Angelo Mai. Edizione Milanese di Frontone. p. 48. v. 10. - Altro è il senso del passo en cuin quo in tenebri«tnicca. Ri consultino i Lessici alla voce mico, us. p. 60. v. 13. - Hospitantur pormi doversi qui tradurre abitano. 1 Dall’autografo, nella Nazionale di Napoli, 2 Cfr. lettera precedente, p. 20. n. I.