Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/69

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38 EPISTOLARIO Amerei grandemente che Ja stampa del secondo libro della Eneide fosse compita colla possibile sollecitudine. Sono impaziente di veder l’esito di quella mia traduzione, sopra la quale le confido cosi a quattr’occhi che io fondo molte speranze.1 Mio fratello attende il Monthly Repertori/ da lei 8]>editogli, e, trovandovi cosa opportuna, farà quanto ella gli suggerisce. Le ritorno i sincerissimi saluti della mia famiglia, e mi dichiaro invariabilmente suo devotissimo obbligatissimo servo ed amico. P. S. - Mio padre desidera elio ella mi mandi il Catalogo delle stampe del 1400, che le piacerebbe di cambiare con qualcuno de’ suoi libri. In altra occasione le farò avere la collazione di una o due scene di Seneca, fatta sul codice che ella vide presso di noi, e di cui mostrò desiderio di conoscere l’importanza. Le dico ora che vi ho trovato non poche varianti, oltre gli scolj antichi che contiene, a quanto credo, inediti; e però se a lei piacesse di possederlo, facilmente n’andremo intesi.2 1 La spedizione di questo lavoro di G. era stata annunziata da Monaldo allo Stella con sui lottora dei 4 ottobre; aggiungendosi che G. desiderava stompatu la traduzione non già nello Spettatore mu in libretto sopnrato. Si lasciava poi in facoltà dello Stella, o di stamparla por suo conto o a conto di Monaldo. La data della spedizione vale a stabilire non solo il limite massimo di tempo, prima ’lei quulo dovè esser fatta la traduzione del 2U libro de>V F.neide, ma ancho doìl’Odiesea e del Mosco; poiché, rilevandosi dalla Prefazione che VOdissea fu fatta c duo o tre mesi innanzi», o il Mosco a di qua ad un anno addietro, quando io (dico l’autore) non ne aveva che diciassette», col risalire dal settembre avremo, per VOdixsta la date giugno-luglio ’16, e por il Mosco agosto-settembre ’ 15. L rilovabilo che G. su questa traduzione fondasse «molte speranze cioè contasse di farsi largo, inviandola ai tre più illustri letterati viventi, tomo poi foce con tre lettere scritto nello stesso giorno. 2 Si noti che Monaldo, trovandosi da un lato la sua famiglia più cho mai a corto di quattrini, o dall’altro bramando contentare i figli di libri, il cui bisogno si faceva sempre più incalzante; sebbene attaccatissimo alle rarità della sua biblioteca, non avrebbe esitato a spogliarsi non solo degl’incunaboli ma anche del prezioso codice di Seneca, por farne il cambio con libri equivalenti. E cosi si spiega la premura onde G. si assunse d’inviare allo Stella lui saggio dello varianti contenute nel codico modosiino, per dimostrarne l’importanza e invogliare il libraio milanese ad acquistarlo: il che però non ohbe effetto. Il titolo del Codice 6: «Ludi Annei Stnecae Travedine Decora cum Argumentis, & Notis scriptae por Nicolaum Cisci de Monto Lupono. Ausimi in Soholis Magistri Jacobi de Urbesalia sub anno Domini MCCCCIX. & de mense julii die septima supradicti mensis, & hora sostadecima, & die Veneris po3t Festuin Corporis Cliristi & in Soanno Domini Martini Scriptoris. — Il Codico è assai ben conservato, in foglio di pagg. 432». Cosi esso fu registrato, sotto il n. LXVII, da Monaldo, in un opuscolo da lui fatto stampare in Recanati (G. Moriei, 1826) col titolo //tòri manoscritti esistenti rulla Libreria Leopardi in Recanati; dove il numero dei manoscritti 6 di 72.