Pagina:Leopardi - Idilli, manoscritto, Napoli, 1819-1821.djvu/8

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Serbi di noi? Donde, risposi, e come
Vieni o cara beltà? Quanto, deh quanto
Di te mi dolse e duol: nè che tu fossi
Mai per saperlo io mi credeva; e questa
M’era cagion di più crudele affanno.
Ma sei[’] tu per lasciarmi un’altra volta?
Certo ch’io ’l temo. Or dimmi, e che t’avvenne?
         tu
Se’ [pur] quella di prima? E che ti strugge
Internamente? Obblivion ricopre
I tuoi pensieri, e gli avviluppa il sonno,
Disse colei. Son morta, e mi vedesti
L’ultima volta, è già gran tempo. Immensa
Doglia m’oppresse a queste voci il petto.
Ella seguì: nel fior degli anni estinta,
Quando è ’l viver più dolce, e pria che ’l core
Certo si renda com’è tutta indarno
L’umana speme. A desiar colei
            ’ogni               o
Che d[e gli] affann[i] il tragge ha poco andare
L’egro mortal; ma sconsolata arriva
                    ai
La morte[, a] giovanetti, e duro è ’l fato
                                   cui la tomba
Di quella speme [che ’l sepolcro] estingue.