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Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/79

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15 — innalzamento dello stato nostro e in pregiudizio della loro maggioranza, Giove li rimosse da questo concetto mostrando loro, oltre che non tutti i geni, eziandio grandi, sono di proprietà benefici, non essere tale l’ingegno della Verità, che ella dovesse fare gli stessi effetti negli uomini che negli 5 Dei. Perocché laddove agl’immortali ella dimostrava la loro beatitudine, discoprirebbe agli uomini interamente e proporrebbe^ ai medesimi del continno dinun^ agli occhi la *=- loro infelicità; rappresentandola oltre a questo, non come opera solamente della fortuna, ma come tale che per niuno IO accidente e niuno rimedio non la possano campare, né mai, vivendo, interrompere. Ed avendo la più parte dei loro mali questa natura, che in tanto sieno mali in quanto sono creduti essere da chi li sostiene, epiuo meno gravi secondo che esso gli stima ; si può giudicare di quanto grandissimo 15 nocumento sia per essere agli uomini la presenza di questo genio. Ai quali niuna cosa .apparirà mappiormenl*. r)w> la falsità di tutti i beni mortali ; e niuna solida, se non la vanità di ogni cosa fuorché dei propri dolori. Per queste cagioni saranno eziandio privati della speranza ; colla quale 20 dal principio insino al presente, più che con altro diletto o conforto alcuno, sostentarono la vita. E nulla sperando, né veggendo alle imprese e fatiche loro alcun degno fine, verranno in tale negligenza ed abborrimento da ogni opera industriosa, non che magnanima, che la comune usanza dei 25 4 AMF essere — A Verità — 6 A Perciocché — 8 AMF e lor proporrebbe del — 9 A infelicità, — 1 I MF mai vivendo. 14 AMF manco il Atri A’qUalÌ* — 18 A mortali, — solida — 21 A infino — Lo AMr loro potere essere proposto alcun I inalzamento 4 natu(ra) bensfici — 8 lor proporrebbe — 12 la più gran [la maggior] — de’ — 13 intanto — 14 reputati da quello che , ,Pli\V,era ~ 18 nÌuna *a!da - 19 d'o*“ — de* —23 fine degno e desiderabile, — 25 de’ — 16 —