Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/83

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25 benché — 19 — ubbidirlo, ricusarono di adorarlo. E in vece che quelle larve in qualunque animo avessero maggiormente usata la loro forza, solevano essere da quello più riverite ed amate; esso genio riportò più fiere maledizioni e più grave odio da coloro in che egli ottenne maggiore imperio. Ma non 15 potendo perciò né sottrarsi, né ripugnare alla sua tirannide, I vivevano i mortali in quella suprema miseria che eglino ^ sostengono insino ad ora, e sempre sosterranno. Sé~nÒrTctì^ la ptètà, la quale negli animi dei celesti non è mai spenta, commosse, non è gran tempo, la volontà IO di Giove sopra tanta infelicità ; e massime sopra quella di alcuni uomini singolari per finezza d’ intelletto, congiunta a nobiltà di costumi e integrità di vita; i quali egli vedeva essere comunemente oppressi ed afflitti più che alcun altro, dalla potenza e dalla dura dominazione di quel genio. 15 Avevano usato gli Dei negli antichi tempi, quando Giustizia, Virtù e gli altri fantasmi governavano le cose umane, visitare alcuna volta le proprie fatture, scendendo ora l’uno ora 1 altro in terra, e qui significando la loro presenza in diversi modi: la quale era stata sempre con grandissimo 20 beneficio o di tutti i mortali o di alcuno in particolare. Ma corrotta di nuovo la vita, e sommersa in ogni scelleratezza, sdegnarono quelli per lunghissimo tempo la conversazione umana. Ora Giove compassionando alla nostra somma infelicità, propose agl’ immortali se alcuno di loro fosse per [25 3 amate, — 6 A sottrarsi né — 8 AMF insino a — A ora e Il A infelicità. — 12 A intelletto — 13 A vita, — 14 AMF veruno altro — 20 A modi, — 22 A vita 3 loro virtù — 7 quella infinita [suprema e infinita] — 9 la quale non è mai spenta n. a. d. c. — Il massimamente — 13 quali vedeva — 14 essere naturalmente — 15 dall acerba dom. del funesto genio — 17 Giustizia e Virtù cogli — 18 i lor propri figliuoli — 21 d’ alcuno — 22 ogni malva- — 23 tutti quelli — 24 mossa a misericordia della