Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/96

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coi panni lani e il petto con quei di tela, e fare di ogni cosa a mio modo ancorché sia con loro danno. MOR. In conclusione io ti credo che mi sii sorella e, se tu vuoi, 1’ ho per più certo della morte, senza che tu 5 me ne cavi la fede del parrocchiano. Ma stando cosi ferma, io svengo ; e però se ti dà l’animo di corrermi allato, fa di non vi crepare, perch’ io fuggo assai, e correndo mi potrai dire il tuo bisogno ; se no, a contemplazione della parentela, ti prometto, quando io muoia, di lasciarti tutta IO la mia roba, e rimanti col buon anno. MOD. Se noi avessimo a correre insieme il palio, non so chi delle due si vincesse la prova, perché se tu corri, io vo meglio che di galoppo ; e a stare in un luogo, se tu ne svieni, io me ne struggo. Sicché ripigliamo a correre, 15 e correndo, come tu dici, parleremo dei casi nostri. MOR. Sia con buon’ ora. Dunque poiché tu sei nata dal corpo di mia madre, saria conveniente che tu mi giovassi in qualche modo a fare le mie faccende. MOD. Io l’ho fatto già per l’addietro più che non 20 pensi. Primieramente io che annullo o stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che ella dura universalmente insino a oggi dal principio del mondo. 25 MOR. Gran miracolo, che tu non abbi fatto quello che non hai potuto. I AMF que* — 4 A morte lenza — AMF che me ne abbi a cavare — 7 AMF ci — 11 AMF noi per caio — 21 diimctlere — 25 A miracolo che I d' ogni — 2 modo, benché — 8 per conto della parentela — 15 de' — 17 m‘[mi| aiuUni — 21 tutte le uianze — 22 neMun p