Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/184

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m FILIPPO OTTONEERI. 1^5 mava che la dottrina epicurea, proporzionatissima alla età moderna, fu del tutto aliena dalV antica.' Nella filosofìa, godeva di chiamarsi socratico ; e spesso, come Socrate, s’intratteneva una buona parte del giorno -ragiorlando filosoficamente ora con uno ora con altro, e massime con alcuni suoi familiari, sopra qualunque materia gli era som- ministrata dalla occasione. Ma non frequentava, come Socrate, le botteghe de’calzolai, de’legnaiuoli, de’ fabbri y e degli altri simili; perchè stimava che se i fabbri e i legnaiuoli di Atene avevano tempo da spendere in filosofare, quelli di Nubiana, se avessero fatto altrettanto, sarebbero morti di fame. Nè anche ragionava, al modo di Socrate, interrogando e argomentando di continuo; perchè diceva che, quantunque i moderni sieno più pazienti degli antichi, non si troverebbe oggi chi sopportasse di rispondere a un migliaio di domande continuate, e di ascoltare un centinaio di conclusioni. E per verità non avea di Socrate altro che il parlare talvolta ironico e dissimulato. E cercando la origine della famosa- ironìa socratica, diceva: Socrate nato con animo assai gentile, e però con disposizione grandissima ad amare; ma sciagurato oltre modo nella ferma dei corpo; verisimilmente fino nella giovanezza disperò Ai potere essere amato con altro amóre che quello dell’ amicizia, poco atto a soddisfare un cuor delicato e fervido, che spesso senta verso gli altri un affetto molto più dolce. Da altra parie, con tutto che egli abbondasse di* quel corag-