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DI TIMANDRO ED ELE ANDRO» S-j5 rità conosciute, e deponendosi più facilmente qualunque altro abito che quello di filosofare. In somma la filosofia, sperando e promettendo a principio di medicare i nostri mali, in ultimo si riduce a desiderare invano di rimediare a se stessa. Posto tutto ciò, domando perchè si abbia da credere che la età presente sia più prossima e disposta alla perfezione che le passate. Forse per la maggior notizia del vero; la quale si vede essere contrarissima alla felicità deir uomo? O forse perchè al presente alcuni pochi conoscono che non bisogna filosofare, senza che però abbiano facoltà di astenersene?- Ma i primi uomini in fatti non filosofarono, e i selvaggi se ne astengono senza fatica. Quali altri mezzi o nuovi, o maggiori cho non ebbero gli antenati, abbiamo noi, di appros- simaroi alla perfezione? tim. Moltiy e di grande utilità: ma ^esporgli vorrebbe un ragionamento infinito. ele. Lasciamogli da parte per ora: è tornando al fatto mio, dico, che se ne’miei scritti io ricordo alcune verità dure e triste, o per isfogo dell* animo, o per consolarmene col riso, e non per altro ; io non lascio tuttavia negli stessi libri di deplorare, sconsigliare e riprendere lo studio di quel misero e freddo vero, la cognizione del quale è fonte o di noncuranza e infingardaggine , o di bassezza d’animo, iniquità e disonestà di azioni, e perversità di costumi : laddove, per lo contrario , lodo ed esalto quelle opinioni, benché false, che generano atti e pensieri nobili, forti, magnanimi, virtuosi.