Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/26

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DEL GENERE UMANO. • jy disperata infelicità si ardiranno i mortali di abbandonare la luce spontaneamente: perocché l’imperio di questo genio gli farà non manco vili che miseri; ed aggiungendo oltremodo alle acerbità della loro vita, gli priverà*del valore di rifiutarla. Per queste parole di Giove parve agli Dei che la nostra sorte fosse per essere troppo più fiera e terribile che alla divina pietà non si convenisse di consentire. Ma Giove seguitò dicendo. Avranno tuttavia qualche mediocre conforto da quel fan 'tasma che essi chiamano Amore; il quale io sono disposto, rimovendo tutti gli altri, lasciare nel consorzio umano. E non sarà dato alla Verità, quantunque potentissima e combattendolo di continuo, nè sterminarlo mai dalla terra, nè vincerlo se non di rado. Sicché la vita degli uomini, parimente occupata nel culto di quel fantasma e di questo genio, sarà divisa in due parti; e l’uno e l’altro di quelli avranno nelle cose e negli animi dei mortali comune imperio. Tutti gli altri studi, eccetto che alcuni pochi e di picciolo conto, verranno meno nella maggior parte degli uomini Alle età gravi il difetto delle consolazioni d. Amore sarà compensato dal beneficio della loro naturale proprietà di essere quasi contenti della stessa vita, come accade negli altri generi di animali, e curarla diligentemente per sua propria cagione, non per diletto nè comodo che no ri-

traggano. Cosi rimossi dalla terra i beati fantasmi, salvo solamente Amore, il manco nobile di tutti, Giove