Pagina:Leopardi - Puerili e abbozzi vari, Laterza, 1924.djvu/135

Da Wikisource.

vii. dialogo filosofico 129

necessità, tiranna inesorabile e funesta regolatrice delle umane operazioni? Poniamo che, presentandosi all'intelletto dell'uomo alcuna cosa sotto l'aspetto di bene, egli, come buona riguardandola, sebbene tale realmente non sia, riguardi come bene altresì il passare, senza premetter altro esame, all'operazione; in tal caso egli dovrà necessariamente, secondo il principio dell'autore dell'Analisi delle idee, ammettere quella si decantata matura riflessione e considerazione; ed ecco giustificato ogni reo, e convinto d'ingiustizia ogni punitor del delitto, se già non voleste, come lo Spinosa, permettere ai principi ed ai giudici di punire e togliere dal mondo gli scellerati, non come colpevoli per se medesimi, ma come putridi membri e dannosi alla società. Noi dunque, tolta all'uomo la libertà, non possiamo non ammettere in tutta la sua estensione il dogma orribile del fatalismo, chiamato dall'Elvezio principio distruttivo di ogni religione, e dal medesimo poi con ogni impegno sostenuto e difeso. Voi ben vedete che, tolta all'uomo la facoltà di meritare e demeritare, la quale non può appartenere per niun modo ad un agente necessario, viene gittata a terra la morale filosofia, la quale precipuamente è fondata troppo sul dogma certissimo del libero arbitrio; e distrutti i principi di questa necessarissima scienza, che altro possiam noi aspettarci, se non di precipitare nel baratro di una totale indipendenza e di un funesto abbandono nelle braccia della tiranna necessità? Meritamente cantò un antico poeta che il dono più grande che abbia Iddio fatto all'uomo nel trarlo dal nulla, fu la libertà; ed invero non può certamente ammettersi la divina infinita provvidenza, qualora non si ammetta il libero arbitrio, non potendo questa accordarsi per niun modo con quella fatale necessità distruggitrice di ogni legge e perturbatrice di ogni ordine, che ammettono stoltamente i libertini.

— Questa provvidenza appunto — disse il giovane gentiluomo — distrugge la umana libertà anziché comprovarla. E diffatto non può non accadere quello che Iddio preordinò; e, ciò ammesso, voi ben vedete che non può l'uomo a sua posta appigliarsi a questo e a quel partito, dovendo necessariamente

G. Leopardi, Opere - X 9