Pagina:Lettera di Sacerdote Sanese (Anonimo).djvu/27

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sè stessi, la Città, e gli averi, e quivi si pose ad orare con esemplare raccoglimento.

Mi disse allora un Sacerdote, che era meco pieno di Santissimo Zelo: Ah potess’io parlare adesso alla Principessa; vorrrei dirle animosamente: Ecco, o Signora, di chi Voi siete frutto; Siete frutto di MARIA; di MARIA, che ha amato sempre questa Patria; di MARIA, che c’ha sempre compatiti; di MARIA, che sempre ha placato il giusto sdegno di Dio; di MARIA, che c’ha sempre nelle maggiori angustie e provveduto, e soccorso: non vi scordate voi, che siete frutto suo, di questa Città, che è sua; Voi ci avete ad essere in luogo di Madre, com’Ella è stata sempre nostra unica Signora, e Madre; noi vi saremo Figliuoli e nell’Amore, e nell’Ossequio; Voi compatiteci, ed ajutateci, come ci ha sempre compatito, ed ajutato MARIA.

Mentre ciò mi diceva questo Sacerdote, terminò la sua Orazione la Principessa, la quale superata la calca del Popolo, si rimisse in Carrozza, portandosi intanto la maggior parte delle Dame, e Cavalieri a piedi del Palazzo quivi contiguo, dove Essa giunta in pochi passi, ricevè dalle sopraccennate Signore Marchesa Chigi, e Bandini le pubbliche espressioni di ringraziamento al Cielo del suo felice arrivo, alle quali l’A. S. corrispose con maniere di obbligantissimo affetto, e gradimento; entrata pochi passi dentro il Portone del Real Palazzo, fu inchinata da tutti i Signori Ministri di Consulta in Corpo, da’ quali servita (siccome dalle predette Signore Ricevitrici, e dall’altre Dame) fino al Regio Appartamento, appena entrata nella Camera del Baldacchino furono introdotti i sopraddetti Signori Ministri di Consulta, i quali felicitata l’A. S. R. pel tanto sospira-

 
 
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