Pagina:Lettere (Andreini).djvu/109

Da Wikisource.

LETTERE

volete morto, essendo ch’egli è impossibile, ch’io viva senza la gratia vostra.


Dell’istesso.


V

EGGO, ch’egli è sovverchio (bellissima Donna) ch’io vi narri scrivendo i miei angosciosi martiri, perche quando io mi riducessi à questo il farei solo, accioche voi gli credeste: ma sapend’io, che i miei martiri son’incredibili, sò parimente, che voi non gli credereste, dunque è sovverchio, ch’io ve gli scriva. L’amore ne gli altri amanti si mantien nella speranza, e s’abbellisse nei contenti, il mio, ch’è di contraria natura si mantien nella disperatione, e s’abbellisse nelle sventure; ma perche questa è una cosa dura da credere, io non la dico, perche sò, che ’n ogni modo voi non la credereste. Tutte le creature del mondo seguono, e procurano il lor bene, io solo à me stesso contrario seguo, e procuro il mio male, nè fuggo cosa più, che ’l mio bene; ma perche questa è cosa fuori d’ogni dovere, io la taccio, non parendomi giusto, che la crediate, s’io ardessi di fiamma commune, con gli altri, che ardono amorosamente, sarebbe facile, che dallo sfavillar de gli occhi, o da gli accesi sospiri, voi conosceste il fuoco del cuor mio; ma perche ’l fuoco, che m’incenerisse è incomprensibile, sarebbe vanità il trattarne, essendo che non potreste comprenderlo. Il maggior dispiacere, che provino gli amanti è il saper, che le lor amate, non creda-


no