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D’ISABELLA ANDREINI. 43

no à i lor martiri, e ’l maggior contento, ch’i’ m’habbia e ’l saper fermamente, che voi non crediate al mio dolore; ma perche questo non è credibile, io non vi sforzo à crederlo. Gioiscono quelli, che amano quando è lor conceduto di poter significar, con parole, o con lagrime gli affanni, per cui languiscono; ma io stimerei, che l’amor mio fosse molto picciolo, & i miei dolori molto leggieri, ogni volta, ch’io potessi, con mezi tanto facili significarli; e perche questa par cosa falsa, io non vi consiglio à crederla, accioche non impariate à creder la falsità. S’allegrano gli altri innamorati, quando ricevono il premio della servitù loro, & io mi compiaccio di viver sempre, senza guiderdone; ma perche questo par impossibile, passerollo sotto silentio, non volend’io, che voi crediate se non le cose possibili. Tacerò ancora l’amor mio, tacerò quelle interne passioni, che mi conducono à morte, perche, com’io dico, son’incredibili, e quand’io le scrivessi, voi non le credereste.


Del dissimulare.


C

ON qual voce poss’io dolermi d’Amore, poich’egli così fieramente mi stratia, e poiche tanto mi trovo dalla sua possanza offeso? ma che dich’io dalla sua possanza? ah ch’io non son signoreggiato da niun’altra possanza, che da quella della vostra bellezza, questa sola tien’il freno della mia già libera volontà. Amor da me in questa soggettione, non è co-


nosciuto,