Pagina:Lettere (Andreini).djvu/319

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LETTERE

conceda non l’hanno sì tosto ottenuta, che rimangono d’amarla facendosi à credere che si debba terminar l’amore quando s’hà consegnata la mercede quasi che questo sia un mercatantare. Termina in essi ancora l’amore quando hanno repulsa, non potendo persuadersi, che chi ama s’habbia da rifiutare. Hor qual sarà colei, che voglia elegger per amante uno, che non sà occultar nè la gioia, nè ’l dispiacere? Per conseguir l’amor d’una donna vi bisogna una lunga, & assidua servitù, allaquale, non è atta la Giovinezza, che per sua natura è impaciente, oltre che bisogna in amore giuditio, e prudenza, e l’uno, e l’altra non alloggiano à gli alberghi di pochi anni. Ci son poi alcuni, che benche non sien fanciulli, hanno però un tal modo di fare, che nelle avversità amorose (che Amor non è mai senza) si lamentano tanto, e tanto si querelano, ch’assordano il Mondo, e nelle consolationi non cessano mai di dire. Oh come siamo contenti, oh come siamo avventurati. Chi è più felice di noi non è huomo, con tant’altre frascharie, ch’è vergogna l’udirgli. Questi per mio consiglio non si debbono passar alla banca, nè scriver al Rolo de’ veri amanti, perche il vero amante esser dee amico di silentio, e di fede. Son’altri poi così arroganti, e così sdegnosi, che dandosi ad intendere di meritar più de gli altri non servirebbono più di tre giorni senza premio. Questi ancora si sbandiscano; quelli che appena veduta una donna dicono. Ohime Signora mia cara qual incendio m’hanno spirato nel petto gli oc-


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