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238 lettere d’una viaggiatrice

bral’aria gioconda, eccitante, della roccia elegante che si chiama Montecarlo. Ma il paesaggio del Cap Martin non ancora invaso da inglesi, da russi, da americani, non ancora inondato da quella folla cosmopolita, che ondeggia da Mentone a Cannes, non rassomiglia ai paesaggi di Nizza, di Beaulieu, di Montecarlo, di Cannes, dove la insigne bellezza naturale, ha avuto un uniforme correzione dalla mano dell’uomo che l’ha disseminata di quelle tali ville, di quei tali alberghi, di quei tali giardini, di quei tali parchi, di quei tali fiori, belli, sì, odorosi, incantevoli, ma rassomigliantisi un po’ troppo fra loro. Il paesaggio del Cap Martin è ampio, è solingo, è selvatico, e il suo deserto, il suo silenzio di voci umane, ne aumentano la bellezza e la grandezza austera. Un grande bosco di pini odoriferi, si estende, dalla collina al mare: una via non breve conduce a Mentone, coloro che vi vengono a fare un’escursione tranquilla e pensosa: e, ogni tanto, agli occhi del muto visitatore, si apre un orizzonte di grande beltà, fra il cielo e il mare. Paesaggio, questo, che può piacere pro-