Pagina:Letturecommediagelli.djvu/203

Da Wikisource.

discorrendo, mediante il lume di quelle prime notizie le quali ha avute da la natura il mio intelletto, a la cognizione di quelle che tu mi hai detto, le quali eccedono e superano il mio lume naturale. E questo è quello che il Poeta chiama alto e profondo passo. Imperò che questa voce passo, quando ella è posta così sola come ella è quì, non significa il passo con il quale si muovon gli animali, ma qualche difficile partito, e qualche trapassamento e mutazione grande da uno stato a uno altro; per il che si chiama meritamene, il trapassar da questa vita a l’altra, passo; e così ancora, come fa qui il Poeta, il trapassar da la cognzione delle cose naturali a le soprannaturali e divine, levando la cognizione e il pensiero di terra, e innalzandolo al cielo e ponendo quivi la contemplazione. E in questo significato intende qui il nostro Poeta passo. E ch’ei sia il ver, egli si espone subitamente da sè stesso. Imperò che volendo rispondere a una istanza, la quale gli arebbe potuta far Virgilio con dimostrare ch’eglino erano andati ancor degli altri, mentre ch’eglino eran vivi, a quel luogo eterno, egli gli dice:tu dici, cioè scrivi nel tuo volume, che il parente di Silvio (cioè Enea, da ’l quale discese Silvio re di Alba)

Corruttibile ancora, ad immortale
Secolo andò, e fu visibilmente,1

cioè passò ancora egli, mentre ch’egli era vivo, non immaginariamente o per astrazione d’intelletto, ma sensibilmente e con la cognizione stessa sensitiva, a secolo immortale, cioè a l’altra vita non misurata da tempo. Imperò che questa voce secolo, se bene alcuni canonisti hanno tenuto che voglia dire un tempo di cento anni, significa propiamente di durazione, non misurata da tempo, ma perpetua, come sarà la nostra vita futura. Questo che tu di’ è vero, e confessolo, si ha a intendere per la forza di quel che segue; ma ei non son già le ragioni pari e di Enea e di me. Imperò che se lo avversario d’ogni

  1. Cr.sensibilmente