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106 capitolo vi — § 32


Con queste osservazioni le definizioni precedenti si possono enunciare anche così:

Noi scriviamo ( numeri finiti) se, comunque si scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un numero tale che, se appartiene a , se , ed , i valori corrispondenti alla sono tali che la differenza non superi in valore assoluto. Noi scriviamo ( numero finito) se, comunque si scelga un numero positivo piccolo a piacere, esiste un numero tale che, se appartiene a , e se , i valori corrispondenti della sono tali che la differenza non superi in valore assoluto.

Ed infine si possono dare le precedenti definizioni nella forma seguente, valida in entrambi i casi, affatto completa e precisa:

Si dice che ( finito o infinito, finito), se, preso ad arbitrio un numero positivo (piccolo a piacere), esiste un intorno di , tale che in tutti i punti di questo intorno (il punto escluso), che appartengono al campo , ove la è definita, la assume1 valori, che differiscono da per non di più di , ossia che soddisfano alla

.

Questa disuguaglianza non varrà per tutti i valori di , ma soltanto per quelli che corrispondono a punti di . Si noti che varia in generale, quando varia. Perchè, se non variasse, tale disuguaglianza varrebbe, qualunque fosse \math>\varepsilon</math>, per tutti i valori di corrispondenti ai punti dell’interno fisso . Perciò ognuna delle corrispondenti differenze , essendo minore di un numero arbitrario, sarebbe nulla. Pertanto questi valori di sarebbero tutti uguali a . Cioè esisterebbe un intorno di , in cui la avrebbe sempre lo stesso valore .

Notiamo che porre la disuguaglianza

(1)

equivale a dire che entrambe le differenze , sono algebricamente minori di . Infatti, quella di queste differenze, che è positiva, è uguale a , ed è quindi per ipotesi non maggiore di ; e quella delle due precedenti differenze, che è negativa, è certamente minore di , perchè è positivo.



  1. Ricordo che si dice valore assunto dalla in un punto, per esempio, nel punto , il valore di corrisponde al valore della .