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Pagina:Libro di sentenze, a cura di Giuseppe Manuzzi, Firenze, Tipografia del Vocabolario, 1863.djvu/33

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Tu debbi mangiare per vivere, e non vivere per mangiare.

Lo savio mette lo frutto delle virtù nella sua conscienza, ma lo folle lo mette in vanagloria.

Più sono le cose che ci spaventono per errore, che quelle che ci fanno danno.

Noi semo più spesso in paura per pensare, che per opera.

Lungo apparecchiamento di battaglia fa tostana vittoria.

Lo ’nfermo che non è paziente, fa inasperire1 lo medico.

Giustizia è l'oltregrande2 splendore delle virtù.

Quetamente3 viverebbono gli uomini, se due parole non fussono, cioè mio e tuo.

L’uomo non s'aggrada4 del dono ch’è stato lungamente nella mano del donatore.

Colui non ha per niente la cosa che per preghiera la richiede.

Colui è malvagio, che non rende guidardone, e più malvagio è colui che 'l dimentica.

La tristizia nuoce a molti, e non ha in sé alcuna utilità, e l'animo allegro rende la vita.

La verità scevera s’egli è lo franco del servo, e la menzogna la mescola.

Laida cosa è perdere la ragione per l’odio d’uno folle, perchè follia non debba essere dimenticata per li folli.

Ama se tu vuoi essere amato.

Quello che tu non puoi sapere per tuo benificio, tu lo saperrai per la tua povertà.

Per la vera legge di tutte cose ti debbi consigliare col tuo amico, ma prima ti consiglia di quale.

La vita degli antichi è come lumera a coloro che

vengono appresso.

  1. Il T.P. inasprare.
  2. Il T.P. lo trasgrande
  3. Il Ms. onestamente.
  4. Il T.P. sa grado.