Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/100

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dalle quali sono state a poco a poco trasportate sulla città, donde è risultato l’ incremento del monte, dal quale è oggi coperta.

XV. Perché tutto il circondario di Pompei, e d’Ercolano (estensione di 20. a 24. miglia quadrate) è un terreno d’alluvione, surto al disopra del livello del mare, per opera delle acque, e del quale ho fatto conoscere la teoria. Pompei, quindi, ed Ercolano costituiscon oggi due montagne d’alluvione le quali hanno nelle loro viscere seppellite le rovine di queste famose due città, che si son incominciate a disotterrare.

XVI. Perché il sotterramento di Pompei e d’ Ercolano per via umida, ossia dalle alluvioni, è dimostrata anche dall’analogia. Perché, cioè, abbiamo nelle vicinanze di Napoli molti altri luoghi sotterrati dalle acque; su de’ quali son surte a poco a poco (dalle reiterate inondazioni) delle montagne d’alluvione; al disotto delle quali giaccion eziandio monumenti antichi distrutti e sotterrati. Tali sono, per esempio, l’anfiteatro Campano, il tempio di Serapide, la porta puteolana, le tombe dietro al palazzo degli studj, un antico tempio mezzo sotterrato, e convertito in chiesa in Nocera etc.

XVII. Perché non vi è esempio di altra pioggia di lapillo volcanico, simile a quello, che cuopre Pompei, o di materie eterogenee, come quelle, sotto alle quali giace seppellito Ercolano, lanciata dal Vesuvio. Altronde non se n’è veduta mai, tra tante piogge di ceneri gittate da questo volcano, una, che avesse avuto la spessezza maggiore di alcuni pollici laddove quella vantata dagli storici ascende sino