Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/30

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abbondanza di cenere spinta dal vento occupò la terra, l'aria e tutto il mare, ciò che, per avventura, cagionò molti danni agli uomini, alle campagne, ed al bestiame, uccise tutti gli uccelli ed i pesci, e sotterrò interamente le due intere città d'Ercolano e di Pompei, nel mentre il Popolo nel teatro sedea.»

Tacito descrive un tal avvenimento, come segue1: «Ormai l'Italia fu tormentata da nuove calamità, che furono rinnovate dopo una lunga serie di secoli. Le città furono o consumate, o sotterrate. Le spiagge ubertose della Campania, e le città furono devastate dagl'incendj.»

Tillemonzio dice2: «Esser caduto il teatro nella città di Pompei al tempo di Nerone, indi riedificato; fu poi coperto sotto Tito dalle ceneri del Vesuvio, nel mentre i cittadini in esso sedeano.»

Macrino scrive così<ref>De Vesuvio pag. 39. Duas enim reperimus Pompeiorum clades, quarum altera Nerone Cesare

  1. Lib. I. Hist. Jam vero Italia novis cladibus, vel post longam saeculorum seriem repetitis, adflicta. Haustae aut obrutae urbes, Fecundissima Campaniae ora et urbs incendiis vastata.
  2. Art. 3. in Tit. Theatrum in urbe Pompeis cecidisse Neronis aevo, inde iterum excitatum, postea sub Tito cineribus Vesuvii oppletum, civibus Pompeianis insidentibus.