Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/41

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in Ercolano per opera delle acque. Difatti se fosse uscita mescolata colle acque» (con che l'opinione relativa a quel siccome alcuni si sono persuasi è diversa dalla mia: quelli intendendo acqua uscita dal Vesuvio colle materie volcaniche, ciò che confuterò in seguito, ed io alluvioni da dirotte piogge, delle quali nessuno finora ha sospettato, oltre di che altro è parlare incidentemente dell'acqua, come forse altri, senz'appartarsi dall'opinione comune, e senza provarlo, avran fatto, scrivendo di questo avvenimento, ed altro è trattarlo con principj geologici in tutta la sua estensione, qual'è il mio proponimento, veduto che in materie di fisica non basta dire le cose, ma bisogna provarle, N.d.A) «non avrebbe conservato quel grado di calore, che brucia le legna, né, ciò che forma la difficoltà principale, avrebbe coperto tutto egualmente; ma secondo la legge de' fluidi sarebbe scorsa ne' luoghi più bassi, siccome sappiamo esser accaduto nel 1631, allorché tutte le valli, e le altre profondità furono ripiene ed appianate da materie volcaniche dalla violenza dell'acqua, in quelle spinte.»

I signori Accademici Ercolanesi, intanto, volendoci far conoscere la loro nuova dottrina, incominciano a protestare contro gli antichi ne' termini seguenti1: «Sarebbe per noi certamente un delitto

  1. Cap. II. pag. 9. Piaculum nobis profecto foret in tanta naturalis historiae luce...