Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/68

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igniti, accostandoli semplicemnte alla famma d'una candela. Nel legno convertito in carboni si veggon, eziandio, distintamente delle fibbre concentriche, che indicano l'incremento annuo degli aberi. In varj luoghi, poi, si veffono nell'istessa marna, e nel limo dlela specie precedente, de' piccoli strati d'una polvere nera, provegnente dalla putredine del legname sotterrtato dalle alluvioni. I ciceroni del luogo lo chiamano carbone, e dicono che ve n'era prima una gran quantità, che a poco a poco le visite de' forestieri e de' curiosi han esaurita.

Intanto dalle divisate specie di materie, che cuoprono Ercolano, risulta la dimostrazione geognostica e chimica del sotterramento seguito per via umida, e non già per via secca, cioè per effetto d'inondazioni, e non già per cagione d'una pioggia di ceneri, lanciate per aria dal Vesuvio, conforme si è creduto finora. Difatti la dimostrazione geognostica è messa ne' diversi strati delle materie pietrose e terrose, che cuoprono Ercolano. La dimostrazione chimica, poi, si rileva dalla varia natura de' principj componenti i varj tufi, le terre, gli aggregati, Il limo, e la marna degli strati riferiti. La diversità inoltre, degli strati pietrosi e terrosi descritti, e le loro varietà indicano, che questo sotterramento ha dovuto accadere non in una volta, ma in nove alluvioni differenti. Devo finalmente osservare, che non ho potuto esaminare, se non che alcune parti dell'altezza del teatro, dalle quali ho staccato le sostanze descritte. La piccolezza e l'irregolarità degli scavamenti, non lascia vedere tutti gli strati ben pronunziati; ma la varietà dellerocce, ed un occhio