Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/73

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l'intera altezza del teatro, il quale è al livello del mare, dovrebbe ritrovarsi formata e ripiena da ceneri volcaniche, ma ciò non si verifica affatto; poiché il masso, che riempie l'altezza del teatro è composto da un tufo argilloso volcanico non effervescente (specie 3.), da una breccia volcanica (specie 4.), da un. aggregato calcare-argilloso effervescente (specie 5.), da un limo siliceo-argilloso non effervescente (specie 6.), da un tufo calcare volcanico effervescente (specie 7.), da un limo argilloso-siliceo non effervescente (specie 8.), e da una marna calcare effervescentissima (specie 9.). Tutte queste sostanze giacciono giusta l'ordine qui notato; incominciando, cioè, dal tufo (specie 3.), che scende dalla scala sino al disotto del cornicione del teatro. Or come spiegare tante genesi, diverse tra loro geognosticamente e chimicamente per mezzo d'una pioggia di ceneri? Come spiegare la regolarità d'ogni strato? Non si dovrebbero ritrovare tutte le dette materie. mischiate disordinatamente ed alla rinfusa, se fossero cadute dall'aria? Non si dovrebbero ammettere, pel sotterramento d'Ercolano, reiterate e consecutive piogge, lanciate dal Vesuvio, una, cioè, di tufo, un'altra di brecce volcaniche, una terza di aggregato calcare, una quarta di limo siliceo etc., per spiegare cosi la regolarità degli strati che cuoprono la città, e la diversa natura de' loro principj componenti? Ma non sarebbe, con ciò, appartarsi dalla storia, che parla della sola pioggia di cenere del 79, alla quale soltanto attribuisce la desolazione d'Ercolano e di Pompei nel solo corso d'una giornata? Come potea seguire il