Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/84

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porta orientale, che scendono in giù, e scuopreno le colonne sotterrate, o per meglio dire semisotterrate, poiché il resto di esse è al di fuora, come se fossero ficcate nel terreno. Questo suolo si eleva, mercé delle acque, da giorno in giorno, colla depressione degli Appennini. Verrà un tempo che l'anfiteatro Campano si ritroverà interamente seppellito, come oggi vediamo Ercolano. Ecco quindi un sotterramento, che si fa dalle acque sotto ai nostri occhi, e del quale Dio sà cosa predicheranno gli scrittori alla posterità, conforme da Dione Cassio in poi per tanti secoli han fatto, riguardo a Pompei e ad Ercolano, gl'istorici.

Similmente il celebre tempio di Serapide in Pozzuoli, è stato lungamente seppellito sotto strati di terre e pietre, che vi furono depositati sopra dalle acque. Queste, anzi, han soggiornato lungamente sul terreno d'alluvione, che cuopriva il tempio suddetto. In fatti le tre maestose e gigantesche colonne di marmo, che sono ancora all'impiedi nell'istesso luogo, dove furono messe la prima volta, come altresì molte altre colonne dell'istesso tempio cadute e rotte, si ritrovano nella parte superiore mirabilmente bucate dai mitili, che vivono nelle pietre dure al di sotto dell'acqua, come se fossero state succhiellate con un trapano. Non è guari che questo tempio, che vien visitato da tutt'i viaggiatori, è stato disotterrato.

Allorché furono scavate in Napoli le fondamenta della guglia di S. Domenico, fu scoperta la Porta puteolana, sotterrata dalle alluvioni, in modo che dalla strada attuale, che passa molto al disopra della