Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/85

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detta porta, si può argomentare quanto sia stato elevato quel suolo dalle acque. Lo stesso similmente devo dire delle tombe, ultimamente disotterrate nella parte settentrionale del palazzo degli studj di questa città, le quali si veggon ancora coperte da uno strato di lapillo, affatto simile a quello, che cuopre Pompei, siccome ho già osservato. Di più un antico tempio in Nocera de' Pagani, convertito in chiesa, e che si vede in gran parte sotterrato dalle acque.

Finalmente per non moltiplicare gli esempj inutilmente, finisco osservando, che il suolo surto sul mare, su di cui si ritrova la città di Napoli, non è cresciuto, che per forza delle acque, le quali han seppellito tanti edifizj antichi, siccome giornalmente insegnano gli scavamenti, e la geologia; giacché i rimasugli rovinati rinvenuti, gli strati di lapillo volcanico e di altre terre, ed i banchi di tufo, che compongono i monti del cratere, sul quale siede la nostra città, dimostrano la genesi del suolo suddetto da reiterate, e consecutive alluvioni. Perché dunque dobbiamo mendicare una pioggia di ceneri volcaniche, lanciate dal Vesuvio, per spiegare il sotterramento d'Ercolano e di Pompei, se siamo circondati da tanti altri sotterramenti dell'istesso genere, prodotti dalle alluvioni? Se abbiamo tanti altri monti, simili a quelli, sotto ai quali si ritrovano seppellite le dette due città, nati per via umida?

Tutti gli argomenti, intanto, finora riferiti a favore delle alluvioni e della mia opinione, han dato una scossa bensì nell'animo di alcuni de' nostri più illustri letterati all'avvenimento classico, allegato dalla storia intorno all'eruzione del 79, dalla quale