Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/89

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ammettere diverse vomizioni d'acqua del Vesuvio, per spiegare la diversità e la regolarità degli strati riferiti, ciò che non risulta dalla storia, e ciò che sarebbe ammettere ipotesi sopra ipotesi. E poi che necessità vi è, di far uscire le acque dal Vesuvio, per spiegare i fatti, prodotti dalla via umida? Io non vi vedo, che la bizzarria di voler sostenere uno de' tanti errori della storia, e degli autori.

A questo proposito, poi, devo osservare, che le pretese vomizioni d'acqua del Vesuvio sono state vantate tanto da quegli scrittori, de' quali la favorita. idea è stata quella della comunicazione del mare col volcano, per spiegare sconciamente cosi alcuni fenomeni volcanici, che senza questa stravagante comunicazione, ho io, dalla cagione generale dei volcani, chiaramente sviluppati. Di fatti vi è più cosa assurda di quella di dire (e ciò per provare la comunicazione suddetta, e far uscire, secondo il bisogno, 1l'acqua dal volcano) che in tempo di questa, o di quell'altra eruzione il mare si sia ritirato, per avere rifluito nel Vesuvio? Chi così parla, ignora le leggi de' liquidi, e paragona il mediterraneo ad una conca, che si dissecca, allorché l'acqua che contiene, viene versata altrove.

Intanto contro l'opinione generale delle vomizioni d'acqua, prodotte dal Vesuvio, e specialmente contro quella del 1631, ch'è la più famosa e classica tra gli scrittori, io mi riduco ad osservare, che l'Accademia di scienze di Napoli (Istoria dell'incendio del Vesuvio, accaduto nel mese di maggio 1737 pag. 65 e seg.) ragionevolmente sostiene, che in nessun tempo sia ciò accaduto, né