Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/90

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all'Etna né al Vesuvio. In fatti l'Accademia, e le istorie di quell'eruzione convengono tutte in questo, che nel bel corso dell'incendio, caddero dal cielo acque senza fine, di maniera che i gran danni cagionati dalle acque nel 1631, furono per effetto delle piogge, e non già che le acque fossero uscite dal Vesuvio. L'Accademia, quindi, conchiude così: «che quando anche il Vesuvio non avesse gettato fuoco in quel tempo, sarebbe nulladimeno avvenuto l'istesso disordine dell'inondazione delle campagne sottoposte ad esso; non altrimenti che in tutti i luoghi signoreggiati da vicini monti accade anche spesso dalle lunghe, e strabbocchevoli piogge. In prova di ciò l'Accademia, e le storie della detta eruzione affermano che il danno cagionato, non fu minore in Somma, in S. Anastasia, in Nola, ed in altri paesi posti alle radici del monte da settentrione, che in Portici, Resina, nella Torre del Greco, e dell'Annunciata, che sono nel lido del mare da mezzo giorno; e pure se le acque fossero uscite dalla bocca medesima, onde usciva il fuoco, in niun conto avrebbono potuto essere gettate sopra quei paesi posti a settentrione, senza supporre che fossero state spruzzate nell'aria, e si fossero in quella potute sostenere a quel modo, che fa ordinariamente la cenere; la qual cosa niuno di sano criterio crederà giammai, interponendosi fra l'una e l'altra cima del monte lo spazio vano di più centinaia di passi.» L'Accademia riferisce, in soccorso del suo ottimo raziocinio, un decreto del Collateral Consiglio di Napoli de' 26 Marzo 1632, che