Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/91

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ha questo titolo: «Sopra l'immunità cercata da alcune università, per li danni sofferti, a cagione dell'incendio dell'esalazione delle ceneri, pietre, ed arene del monte Vesuvio, e per le inondazioni d'acqua, così del detto monte, come dei monti d'Avella». Ecco, dunque, che l'inondazione fu prodotta dalle piogge, e non già dall'acqua uscita dal Vesuvio, poiché in questo caso non poteano in conto alcuno pervenire ai monti d'Avella, ossia agli Appennini siccome chiunque conosce quelle montagne, potrà facilmente comprendere.

Dal fin qui detto, intanto, conchiudo, ch'Ercolano costituisce oggi un monte d'alluvione, fatto da materie volcaniche e non volcaniche, nel quale giace seppellita questa famosa città; che questo sotterramento non è stato fatto in una sola volta, ma da reiterate, e consecutive alluvioni; che le materie, le quali cuoprono Ercolano sono assolutamente diverse da quelle, che seppellirono Pompei; che conseguentemente non una. pioggia di ceneri volcaniche, lanciate per aria dal Vesuvio sotterrò queste due città; che nessuna di queste due desolazioni accadde nel 79; e che, finalmente, neppure la distruzione delle due città seguì nell'istesso tempo, conforme la storia pretende, e conforme cadendo l' idea del sotterramento per opera delle ceneri del 79, non si può quest'unità di tempo altrimenti dimostrare.

Del resto il libro LXVl di Dione Cassio, donde sembra aver pres'origine la confutata favola di Pompei e d' Ercolano, non contiene li più mostruosi assurdi? Tito guarisce un cieco, applicandogli