Pagina:Lippi - Fu il fuoco, o l'acqua che sotterrò Pompei ed Ercolano, Napoli, Sangiacomo, 1816.djvu/92

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sputo agli occhi, sana la mano languida d'uno storpiato, calpestandogliela. Nel principio dell'eruzione si veggono giganti andar vagando per l'aria e per le terre vicine, e si sente uscir fuora dal Vesuvio un suono di trombe. Finalmente una pioggia di sassi immensi, e di ceneri lanciate in aria dal volcano cuopre l'aria, la terra, ed il mare: trafigge il bestiame: ammazza tutti li pesci e gli uccelli: e per colmo di fatalità cuopre interamente le due città di Pompei e d'Ercolano, nel mentre il popolo nel teatro sedea.

Or una sana logica non deve autorizzarci a pensare, che il sotterramento di queste due città, per opera della pioggia di cenere volcanica, debba avere una credenza assolutamente simile a quella dello sputo miracoloso di Tito? del calpestamento mirabile di questo Imperatore? de' giganti vagabondi? del suono delle trombe, rimbombanti nel Vesuvio? dell'aria, del mare, e della terra coperte dalle ceneri Vesuviane? e del bestiame, degli uccelli, e de' pesci tutti trafitti da questa cenere? Dione, dunque, ha scritto sogni, ed uno di questi, quello cioè della distruzione e sotterramento di Pompei e d'Ercolano dall' eruzione del 79, ha mirabilmente fatto fortuna, per essere diventato un punto strepitoso, classico, e favorito degli antiquarj, e degl'istorici per lo spazio di XVII secoli. Ma perché? Pel meraviglioso e strano della finzione.

Finisco, intanto, osservando, che gli amatori della geologia han da provare non poca soddisfazione, nel vedere smentito da questa scienza un errore invecchiato, e che avea già gittato una profondissima