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terzo cantare 91

2.
E pur chi vive, sta sempre soggetto
A ber qualche sciroppo che dispiace;
Perchè al mondo non v'è nulla di netto,
E non si può mangiar boccone in pace.
Or ne vedremo in Malmantil l'effetto;
Che immerso ne' piacer vivendo a brace1,
Non pensa che patir ne dee la pena,
E che fra poco s'ha a mutare scena.
3.
Era in quei tempi là quando i Geloni2
Tornano a chiuder l'osterie de' cani3,
E talun che si spaccia i milïoni,
Manda al presto4 il tabì5 pe' panni lani;
Ed era appunto l'ora che i crocchioni6
Si calano all'assedio de' caldani7,
Ed escon colle canne e co' randelli
I ragazzi a pigliare i pipistrelli.
4.
Quando in terra l'armata colla scorta
Del gran Baldone a Malmantil s'invia;
Onde un famiglio, nel serrar la porta,
Sentì romoreggiar tanta genìa.
Un vecchio era quest'uom di vista corta,
Che l'erre ognor perdeva all'osteria;
Talchè tra il bere e l'esser ben d'età,
Non ci vedeva più da terza in là.

  1. St.2 A brace. senza regola. Vedi c. II, 10. (Nota transclusa da pagina 160)
  2. St.3 Geloni. Popoli di Scizia. Qui gelo. (Nota transclusa da pagina 160)
  3. L'osteria de' cani. Le pozze d’acqua che son per le vie e che gelate non offron più il bere a’ cani. (Nota transclusa da pagina 160)
  4. Presto. Monte di pietà. (Nota transclusa da pagina 160)
  5. Tabì. Drappo leggieri di seta. (Nota transclusa da pagina 160)
  6. Crocchioni. Cicaloni che volentieri stanno a crocchio. (Nota transclusa da pagina 160)
  7. Caldani. Bracieri, intorno a cui mettonsi i crocchioni, e vi vanno, vi si calano come ad assedio. (Nota transclusa da pagina 160)