2. E pur chi vive, sta sempre soggetto
A ber qualche sciroppo che dispiace;
Perchè al mondo non v'è nulla di netto,
E non si può mangiar boccone in pace.
Or ne vedremo in Malmantil l'effetto;
Che immerso ne' piacer vivendo a brace1,
Non pensa che patir ne dee la pena,
E che fra poco s'ha a mutare scena. 3. Era in quei tempi là quando i Geloni2
Tornano a chiuder l'osterie de' cani3,
E talun che si spaccia i milïoni,
Manda al presto4 il tabì5 pe' panni lani;
Ed era appunto l'ora che i crocchioni6
Si calano all'assedio de' caldani7,
Ed escon colle canne e co' randelli
I ragazzi a pigliare i pipistrelli. 4. Quando in terra l'armata colla scorta
Del gran Baldone a Malmantil s'invia;
Onde un famiglio, nel serrar la porta,
Sentì romoreggiar tanta genìa.
Un vecchio era quest'uom di vista corta,
Che l'erre ognor perdeva all'osteria;
Talchè tra il bere e l'esser ben d'età,
Non ci vedeva più da terza in là.
↑St.2 A brace. senza regola. Vedi c. II, 10. (Nota transclusa da pagina 160)
↑St.3 Geloni. Popoli di Scizia. Qui gelo. (Nota transclusa da pagina 160)
↑L'osteria de' cani. Le pozze d’acqua che son per le vie e che gelate non offron più il bere a’ cani. (Nota transclusa da pagina 160)
↑Presto. Monte di pietà. (Nota transclusa da pagina 160)
↑Tabì. Drappo leggieri di seta. (Nota transclusa da pagina 160)
↑Crocchioni. Cicaloni che volentieri stanno a crocchio. (Nota transclusa da pagina 160)
↑Caldani. Bracieri, intorno a cui mettonsi i crocchioni, e vi vanno, vi si calano come ad assedio. (Nota transclusa da pagina 160)