8. In quel che costui fa questa stampita1,
E che ne’ gusti ognun pur si balocca,
L’armata finalmente è comparita
Già presso a tiro all’alta biccicocca.
Quivi si vede una progenie ardita
Che si confida nelle sante nocca2:
E se ne viene all’erta lemme lemme
Col Batti e ’l Tessi e tutto Biliemme. 3 9. Tra questi guitti ancora sono assai
(Oltre a marchesi, principi e signori)
Uomin di conto4, e grossi bottegai,
Banchieri, setaiuoli e battilori;
V’è lanaiuoli, orefici e merciai,
Notai, legisti, medici e dottori:
In somma quivi son gente e brigate
D’ogni sorta, chiedete e domandate. 10. Sul colle compartisce questa gente
Amostante con tutti gli ufiziali:
Tra’ quali un grasso v’è convalescente,
Ch’aveva preso il dì tre serviziali,
E appunto al corpo far allor si sente
L’operazione e dar dolor bestiali;
Talchè gridando senz’alcun conforto,
In terra si buttò come per morto.
↑St. 8 Stampita. Romore, chiasso, bordello, quasi stimpanata. (Nota transclusa da pagina 161)
↑Sante nocca. Solenni pugni. (Nota transclusa da pagina 161)
↑Col Battiecc. La plebe fiorentina dividevasi già in tante compagnie che chiamavano Potenze; e ciascuna aveva un capo e un’insegna. Quella del Batti era dei battilani, quella del Tessi e Biliemme era dei tessitori di lana. (Nota transclusa da pagina 161)
↑St. 9 Uomin di conto. Più che persone ragguardevoli, qui si è voluto dire computisti (Nota transclusa da pagina 161)