Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/195

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quarto cantare 151

71.
Se tu giovi al compagno, allor tu fai
(Quasi gli presti roba) un capitale;
Anzi talor, per poco che gli dài,
Ti rende più sei volte che non vale.
Ma non si dee ciò pretender mai,
Perch’ell’è cosa che starebbe male;
Questo è un censo, il quale a chi lo prende
Richieder non si può, s’ei non lo rende.
72.
Guarda s’ell’è così: io, per la mia
Pietà di prender di quei topi cura,
Da lor vinta restai di cortesia
E n’ebbi la pariglia coll’usura;
Perocchè in questa zezza ricadía1,
Ch’io ho d’aver trovata clausura,
Eglino tutti sul cancel saliro
E si fermaro, ove è la toppa, in giro.
73.
E gli denti appiccando a quel legname
Come se ’n bocca avessero un trapáno,
Presto presto vi fecero un forame,
Da porre il fiasco2 e vendere il trebbiano;
Talchè, in terra cascando ogni serrame,
Spalanco l’uscio di mia propria mano
E passo dentro, e resto pur confusa,
Perch’ancor quivi è un’altra porta chiusa.

  1. St. 72. Zezza ricadía. Ultima noia, molestia. (Nota transclusa da pagina 204)
  2. St. 73. Pôrre il fiasco Vedi c. I, 76. Ma qui credo che pôrre sia contratto da porgere e non da ponere. Di questi forami o finestrini da porgere il fiasco a chi va a comprare il trebbiano (vino qualunque) dai privati, se ne vede ancora moltissimi nelle case e fin nei palazzi di Firenze. (Nota transclusa da pagina 204)