Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/311

Da Wikisource.

settimo cantare 267

74.
Però per non cadere in questo errore,
La piglia a un tratto e se la porta in strada;
Ed al vecchio fa dir pel servitore
Che più tempo non è di stare a bada
E ch’ei ne venga, ch’ei l’aspetta fuore,
Acciò con essi anch’egli se ne vada;
Che lì non vuoi lasciarlo nelle peste,
Ma condurlo al paese alle lor feste.
75.
Così di là poi tutti fer partita,
Ma più d’ogn’altro allegra la fanciulla;
Perchè non prima fu dell’orto uscita,
Ch’ogni incanto ogni voglia in lei s’annulla.
Anzi a’ lor preghi in sul caval salita,
Senza più ragionar di ber nè nulla,
Va sempre innanzi agli altri un trar di mano
Fiera e bizzarra come un capitano.
76.
Brunetto si ridea di Pigolone,
Perch’ei parea nel viso un fico vieto,
E menava a due gambe di spadone1,
Come egli avesse avuto i birri dreto.
E la donna diceva: Giambracone,
Che la duri!2 ed il vecchio mansueto,
Che si vedeva fatto il lor zimbello:
Dàgli pur, rispondea, ch’egli è sassello3.

  1. St. 76. Menar di spadone a due mani s’intende bene quel che significhi: detto a due gambe, vale fuggire. (Nota transclusa da pagina 327)
  2. Che la duri tu a camminare! — Dice il Minucci che Giambracone fu un tale che andava sempre dicendo: Che la duri! (Nota transclusa da pagina 327)
  3. Sassello è una specie di tordo che si crede più astuto degli altri; e però appena scoperto col frugnolo, si dice: Dàgli colla ramata, chè è sassello e scappa presto. Qui il detto è preso in un altro senso, quasi dicesse: Canzonate quanto vi pare. (Nota transclusa da pagina 327)