20. Dal che sentitosi allegare i denti1
Si pensa che vi sien grand’apparecchi;
Ma trova in ozio tutti gli strumenti
E i piatti ripuliti come specchi:
Teglie e padelle, inutili ornamenti
Star appiccate al muro per gli orecchi;
Ed anche son per starvi più d’un poco,
Perchè il gatto a dormir vede in sul fuoco. 21. Ond’egli offeso molto se ne tiene,
Ch’una mentita per la gola tocca;
Ma quelle che s’avveggon molto bene
Ch’egli ha l’arme di Siena2 impressa in bocca,
Gli accennan ch’ei vedrà3 se il corpo tiene;
Ed ei ghignando allor più non balocca,
E con esse ne va di compagnia
Per ultimo a veder la galleria. 22. Di maiolica nobil di Faenza
Ivi le soglie sono e i frontespizi;
Quivi son quadri di gran conseguenza
Di principi ritratti e di patrizi,
Originali fatti già in Fiorenza
Da quel4 che gli vendea sotto5 gli Ufizi;
Ed evvi dello stesso una sibilla,
Ed una bella cittadina in villa.
↑St. 20. Allegare i denti. Qui, venir voglia di mangiare. (Nota transclusa da pagina 358)
↑St. 21. L’arme di Siena. La lupa (fame). (Nota transclusa da pagina 358)
↑Vedràecc. Sperimenterà ecc. Mangerà e beverà. Modo plebeo. (Nota transclusa da pagina 358)
↑St. 22. Da quel. Un povero pittore da pochi soldi che forse fu contemporaneo del Poeta. (Nota transclusa da pagina 358)
↑Sotto le logge degli ufizi di Firenze si vendono ancora robicciuole e merci a vil prezzo. (Nota transclusa da pagina 358)