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298 malmantile racquistato

35.
Evvi un mantice, il qual per via d’ingegni
Soffiando fa girare uno strumento
D’un arcolaio a ventiquattro legni,
Invenzion nuova d’orivolo a vento;
Perch’ogni stecca ha i suoi numeri e segni
Che mostran l’ore, e’ quarti e ogni momento.
Chi vi dipana sa quant’ei lavora,
Ch’al fin d’ogni gomitol suona l’ora.
36.
Una sfera bellissima si vede
Ch’è sopr’a un ben tornito piedistallo,
Che per giustezza tutte l’altre eccede,
O sien fatte di legno o di metallo;
Vada pure e sotterrisi Archimede
Con quella sua ch’ei fece di cristallo,
Ch’e’ bisogna guardarla e starsi addietro,
Perchè si rompe1 giusto come il vetro.
37.
Chè questa, che con ogni diligenza
Di purgate vesciche fu commessa,
Se per disgrazia o per inavvertenza
Perquote o cade, ell’è sempre la stessa.
E se ’l cristallo ha in sè la trasparenza,
La vescica al dïafano s’appressa;
Ed è un corpo che giammai non varia,
E quel si cangia ognor secondo l’aria.

  1. St. 36. perchè si rompe ecc. La lezione più comune di questo verso è: Per timor che si rompa qualche vetro. Si è creduto però di preferire quella dell’edizione di Finaro, perchè è assai più bizzarro e spiritoso il dire che il cristallo si rompa giusto come il vetro. (Nota transclusa da pagina 360)