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undecimo cantare 387

11.
Qui tacque il diavol, perch’è fatto roco;
E perchè l’aria al capo gli è maligna1,
Essendo avvezzo a star sempre nel foco,
Volta alle donne il dietro a casa e svigna,
E lasciavi il gigante nel suo loco;
Che dovendo a Baldon grattar la tigna,
Sull’uscio del salon già pervenuto,
Alzò il battaglio, e questo fu il saluto.
12.
Sei braccia era il battaglio alto e di passo2,
E n’infragneva almen diciotto o venti;
Ma dando su nel palco, mandò a basso
Una trave intarlata e tre correnti:
E fece tal frastuono e tal fracasso,
Che sbalordì a un tratto i combattenti;
E per paura, a chi non fu percosso
Non rimase in quel punto sangue addosso.
13.
Ed infra gli altri Piaccianteo, il quale
S’era schermito bene insino allora,
Vedendo un fantoccion sì badiale
Dopo il terror di tante spade fuora,
Di quel detto farebbe capitale:
«Che un bel fuggir salva la vita ancora;»
Ma perchè in qua e in là v’è mal riscontro,
Vede aver viso di sentenza contro.

  1. St. 11. Ma perchè da nessuna parte vi è modo, conosce che l’affare non è per seguire come ei vorrebbe. (Nota transclusa da pagina 447)
  2. St. 12. E di passo. Alto sei braccia e più; sei braccia e passa. (Nota transclusa da pagina 447)