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undecimo cantare 391

23.
Ei con Macone allor si scandolezza,
E dice: oh traditor, che cosa è questa?
Che temi, ch’e’ mi porti via la brezza,
Che tu m’hai posto il pappafico in testa?
Ma porco! oibò! questo cenciaccio allezza1
E sa di refe2 azzurro ch’egli appesta;
Io vo’ pagarti colla tua moneta,
E darti anch’io l’incenso colle peta.
24.
Fatto legare intanto avea Perlone
La trave dal gigante rovinata.
Al canapo ancor quivi ciondolone,
Che la lumiera già tenea legata;
Ed a foggia d’arïete o montone
Tiranla addietro e dannole l’andata
Verso quel torrïon, che si distese
Col sì3 più volte in bocca del Franzese.
25.
Or è quando, perch’egli sbalordito
E tutto intenebrato in terra giace,
i ciechi più che mai fanno pulito4,
Ed egli se la piglia in santa pace:
E fra le mazze5 involto a quel partito,
Un sacco divenuto par di brace;
E ben quel panno al viso gli è dovuto,
Dovendosi il cappuccio a un battuto6.

  1. St. 23. Allezzare vien da lezzo. (Nota transclusa da pagina 448)
  2. Sa di refe ecc. Per tingere in azzurro adoperavano materie che lasciavan gran fetore nella roba tinta. (Nota transclusa da pagina 448)
  3. St. 24. Col sì ecc. Gridando più volto in suono di dolore Hui. (Nota transclusa da pagina 448)
  4. St. 25. Fanno pulito. Fan di buono, quasi brunissero co’ bastoni. (Nota transclusa da pagina 448)
  5. Le mazze. I sacchi di brace o carbone, perchè meglio si reggano e meglio si adattino a’ basti de’ giumenti, sono per di fuori armati di mazze o bastoncelli. (Nota transclusa da pagina 448)
  6. Battuto. Socio di confraternita, detto così dal battersi colla disciplina. (Nota transclusa da pagina 448)