Pagina:Lippi - Malmantile racquistato.pdf/461

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duodecimo cantare 417

23.
Subito quiví Paolino scende
Per trovar qualche stanza che sia buona,
Avendolo serrato fra due tende,
Acciò non sia veduto da persona.
Bieco a tenerlo con due altri attende,
E, se lo vede muover, lo bastona;
Ma egli ha fortuna, perch’è così grande
Ch’e’ non gli arriva manco alle mutande.
24.
Piange Bíancone e chiede altrui mercede;
E mentre il fato e la fortuna accusa,
Fuor delle tende il guardo gira, e vede
Perseo1 c’ha in man la testa di Medusa,
E immoto2 resta lì da capo a piede;
Né più sì duol, ma tien la bocca chiusa
Perchè col carro e tutta la sua muta
De’ cavallacci, in marmo si tramuta.
25.
Quei tre, ch’ognor come cuciti a’ fianchi
Gli stavan quivi acciocch’ei non scappassi,
Privi di senso allora, e freddi, e bianchi
Anch’eglino si fanno immobil sassi.
Ma perchè ’l prolungarmi non vì stanchi,
Gli è me’ ch’a Malmantile io me ne passi,
Ove gli amici Paride ritrova
E sente ch’ogni cosa si rinnova.

  1. St. 24 Perseo. Il Perseo di bronzo, opera di Benvenuto Cellini, che è sotto un arco della Loggia de’ Lanzi. (Nota transclusa da pagina 475)
  2. E immoto. ecc., perchè guardò la testa di Medusa, che, secondo la favola, aveva potere di petrificare i riguardanti. In questa e nella seguente ottava il Poeta descrive la fontana che è in Piazza della Signoria; dando graziosamente una favolosa origine a quella che fu fattura dell’Ammannato. (Nota transclusa da pagina 475)