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duodecimo cantare 423

41.
Tutte in sacchetti co’ lor polizzini
Che dicon la moneta che v’è drento;
Le piastre sono in uno, in un fiorini,
In un gli scudi d’oro, in un d’argento,
Lire in un, giuli in questo, in quel carlini;
Poi dopo un ordinato spartimento
Di crazie, soldi e più danar minuti,
Sonvi i quattrini, i piccioli e i battuti.
42.
Poi ne venivan gli occhi di civette1;
Ma il proseguir più oltre fu interrotto,
Perchè alla donna venner più staffette
A dir che’l duca le volea far motto;
Ond’ella il tutto nel casson rimette:
E riserrato, scende giù di sotto
Ove Baldon l’aspetta in istivali
E per partir di quivi sta in sull’ali.
43.
Perch’aggiustate omai tutte le cose,
Che più desiderar non si potea,
Egli, ch’era per far come le spose
La ritornata2, idest, alla Ducea,
In punto a questo fine allor si pose;
E in quel, che il camerier della chinea3
La puliva per metterle la sella,
Licenziossi così dalla sorella.

  1. St. 42 L'occhio di civetta è giallo come una moneta d’oro. (Nota transclusa da pagina 477)
  2. St. 43 Far la ritornata si diceva delle spose che dopo essere state una quindicina di giorni in casa lo sposo, ritornavano per breve tempo alla casa paterna (Nota transclusa da pagina 477)
  3. Chinea. Par che voglia dire Bestia che si chini. (Nota transclusa da pagina 477)