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primo cantare 29

83.
Così mai sempre in feste ed in convito
Tirano innanzi questi spensierati:
Nè moverebbon, per far nulla, un dito,
Bench’ei credesson d’essere impiccati.
Non teme della corte1 chi è fallito;
Chè tutti i giorni a lor son feriati2:
Non v’è giustizia nè il bargel va fuora,
Se non per gastigar chiunque lavora.
84.
Ma, s’io non erro, il tempo è già vicino
Che n’ha a venir la piena de’ disturbi;
Mentre doman, per fare un buon bottino,
Andremo a dar addosso a questi furbi.
Così panno sarà di Casentino3:
Nè si lamenti alcuno, o si sconturbi;
Chè chi nuoce al compagno in fatti o in detti,
Deve saper che chi la fa, l’aspetti.
85.
Qui tacque il duca: e subito rattacca,
Col dire alla cugina in voce bassa,
Che, perch’egli ha la bocca asciutta e stracca
Il soggiungere a lei qualcosa lassa.
Non ho che dir, gli rispond’ella, un’acca;
Oltrechè la sarebbe carne grassa4.
Di’ piuttosto in che mo’ noi siam parenti,
Ch’io non paia a costor degl’Innocenti.

  1. St. 83. Corte di giustizia. (Nota transclusa da pagina 91)
  2. Feriati sono i giorni, ne’ quali, ancorchè non festivi, non si tien ragione dai magistrati. (Nota transclusa da pagina 91)
  3. St. 84. Panno sarà di casentino. Casentino è una regione di Toscana ove si fabbricava certo panno che, bagnato, rientrava molto. Un tale ne comprò, e credè di avere ingannato il mercante nella misura. Ma dopo che fu bagnato, il panno rientrò tanto che fu anche meno della misura giusta, e così il mercante fu vendicato. Di qui il detto che viene a valere: Ci vendicheremo. (Nota transclusa da pagina 92)
  4. St. 85. La sarebbe carne grassa. Farei al popolo come la carne grassa a chi la mangia, che gli cagiona nausea. (Nota transclusa da pagina 92)