Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/102

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II


Viandante, ancor io
risi alla mia speranza,
vissi la lontananza
per vivere d’oblio,

come te, come tutti
gli uomini. Un giorno volli
cantare ne’ più folli
canti i miei folli lutti,

parlare al sole come
al mio cuore e, talvolta,
ove l’ombra più folta
fosse, chiamarmi a nome

e dirmi: «Creatura
vergine, non udire
più. Apprendi, ora a morire
nella tua sepoltura.