Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/16

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XII

PREFAZIONE

caro avrebbe avuto finalmente una sua minuscola casa con su scritto il suo nome e, davanti al nome, una lampada accesa.

E riprendemmo il cammino in tre; e io credo di non aver mai invocato e benedetto come quel giorno il refrigerio delle gocce di pioggia che ancora il vento di marzo mi gettava sul viso...


Lontana da me ogni intenzione di valutare dal punto di vista critico l’opera poetica di Sergio Corazzini tutta raccolta nel breve volume che segue! Troppo fu legata la mia prima giovinezza alla giovinezza di Sergio perchè io possa, riprendendo oggi in mano i suoi versi, allontanarmene al punto di esaminarli discuterli! Eppoi: se, nei quindici anni che sono trascorsi dalla morte del poeta, la terra che in quella mattina lontana è stata mossa intorno ai suoi resti mortali ha scarnita quella sua triste bocca canora, non meno tenacemente e profondamente l’onda vertiginosa del tempo (e quanta furia di flutti!) ha corroso quella mia anima fanciullesca nella quale il suo lamento di povero «angelo in esilio» trovava una risonanza compiuta: onde forse, oggi, così nella mia anima come d’altronde in quella dei molti compagni d’allora che egli ha lasciato a martoriarsi per le strade del mondo, l’ul-