Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/35

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E poi la terra breve
il cipresso diritto
come lancia, lo scritto
sopra il marmo di neve,

la croce che non seppe
Gesù, le spine, i chiodi,
i pianti che non odi
di chi, di chi non seppe

adorarti a bastanza
e le tombe e i cipressi
immobili lungh’essi
i viali ove danza

monna Morte ghignando,
e i cancelli che stridono
a ogni bara, a ogni grido
lugubre a quando a quando

i fiori gialli che
il morto volle seco
per dirsi: «altrove io reco
fiori di terra», e

le lampadette, stelle
di cimitero, tetre
su le gelide pietre,
lugubre sentinelle,