Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/74

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Fanciullo, apri il tuo cuore e in esso cada
l’ultima foglia dell’autunno: mai
più mortale tristizia accoglierai
lungo la siepe della eterna strada.
Tu vuoi morire, ecco, tu vuoi dormire,
solo, per sempre, con le tue corone
sfiorite e chiudi le pupille buone,
dolce, così, che sembra ti vanisca
l’anima, desolato pellegrino.

E sogni... e nella tua casa in un tetro
crepuscolo, le pallide sorelle
vanno inquiete per l’assente, il loro
dolce fanciullo che le consolava
con l’innocenza delle sue parole,
e ti cercano e guardano le stelle
che ti guardano, e toccano le cose
che già toccasti con le timorose
dita e non sanno che tu sei vicino.

Vicino sì, ma stanco, ma seduto,
ma ignaro. Oh! Dio queste campane d’oro
come insistono... che dunque ti vuole,
fanciullo, se non il tuo sogno?... Loro?!
Loro?! ma dove? non ti sei perduto?

Forse perduto, e non puoi ritornare.
Alle tue fonti più non devi bere,
hai seppellito le tue primavere
per sempre; tu non puoi resuscitare.