Pagina:Liriche di Sergio Corazzini, Napoli, Ricciardi, 1935.djvu/79

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Serenità, non tu mi riconduci,
nave di sogno, a una perduta riva?
non è forse una luce primitiva
questa che vince tutte le altre luci?

E colgo ancora le margheritine
per i capelli delle mie sorelle
e m’inebrio del sole e de le stelle
e piango se mi pungono le spine.

Tutto quel che fu mio, teneramente,
mette le foglie, mette i fiori, odora!
oh, mai tramonto si sbiancò in aurora
più di questa soave e più ridente!

Serenità, ben tu mi ricomponi
gioie profonde per il mio ritorno
e suoni tutte le campane a stormo,
le campane già vedove di suoni,

entro il mio cuore, e vuoi tu che al fiorito
maggio spalanchi l’umili finestre
e odori il davanzale di ginestre
e canti ancora quello che infinito

canto mi parve e non fu che una nota!
Vuoi che l’orto mi dia ghirlande e frutti...
ma non sai farmi libero di lutti,
ma non sai popolarmi questa vuota