Gradite de l’Orobia pastorella 265Ch’entra fra voi, che le vivaci fronde
Spicca dal crine, e al vostro piè le sparge.
In questa a miglior genj aperta luce
Il linguaggio del ver Fisica parla.
A le dimande sue confessa il peso 270Il molle cedente aere: ma stretto
Scoppia sdegnoso dal forato ferro,
Avventando mortifera ferita.
Figlio del sole il raggio settiforme
A l’ombre in sen rotto per vetro obbliquo 275Splende distinto ne i color de l’Iri.
Per mille vie torna non vario in volto,
Ne la Dollondia man docil depone
La dipinta corona; in breve foco
Strignesi, ed arma innumerabil punte 280A vincer la durezza adamantina.
Qui il simulato ciel sue rote inarca,
L’anno divide, l’incostante luna
In giro mena, e seco lei la terra.
Suo circolante anello or mostra or cela 285Il non più lontanissimo Saturno.