Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/122

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116 ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti

il nono verso e principio del decimo, cioè quella parola che dice: «Da voi», parlo pure io a’ sospiri, e la seguente parola dove dice: «Sí certo», rispondono i sospiri a me, e tutto il resto del sonetto parlo poi io, parte a’ sospiri e parte per narrazione. Ora, tornando al principio, è da notare che, parlando io a’ sospiri della donna mia e chiamandoli «amorosi», cioè mossi da Amore, o era o volevo che paressi qualche speranza mescolata col dubbio, come mostra ancora; perché, domandandogli io che mi dicessino novelle del mio core, quale loro nutrivano dolcemente nel petto suo, giá aveva opinione e che ’l mio core vi fussi e che fussi ben trattato da lei. E veramente è detto che i suoi sospiri nutrivano il cor mio, perché lui stava in quel petto dove era ancora Amore, sanza il quale il mio core non vi poteva stare. E però la cagione che moveva i sospiri veramente nutriva dolcemente il mio core e lo conservava in quel petto, perché i sospiri erano mossi da Amore. Rispondono i sospiri il mio core starsi lieto, quieto e pieno di umiltá e di dolcezza, ed esser cagione di molto dolci ed amorosi pensieri nella donna mia, co’ quali pensieri e con Amore parla spesse volte molti alti misteri amorosi e cose molto gentili. E per questo si mostra non solo il mio core era in quel petto, ma giá vi abitava come familiare di esso e domestico, poiché intendeva tutti i pensieri della donna sua, i quali li altri non possono intendere, cioè quelli che da Amore non sono fatti degni e gentili, come era il cor mio. Fu tanto maggiore la dolcezza che per questa desiderata novella mi venne, quanto era suta maggiore la dubitazione, come sempre avviene di qualunque sperata allegrezza. E, quasi non credendo che possibile fussi quanto avevono riferito quelli amorosi sospiri, di nuovo gli domando se è vera la loro relazione. Loro risposono in confermazione una brevissima risposta, cioè: «Sí certo»: né potevano piú lungamente rispondere, come mostra il seguente del sonetto, perché, facendo io loro una nuova interrogazione, non bastò lo spirito a que’ sospiri in modo che potessino piú rispondere. E qui è da notare che tutto quello che parlano i sospiri predetti in questo sonetto, sono tante parole, quante le potrebbe dire