Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu/21

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ii - comento sopra alcuni de’ suoi sonetti 15

colui che ama non fusse vera cognizione di questa condizione, che presuppone perfezione di giudicio nell’amante; né potrebbe essere amore della cosa amata verso colui che ama, se quello che ama non meritassi essere amato, presupposto l’infallibile giudicio della cosa amata.

E però chi propone un vero amore, di necessitá propone grande perfezione, secondo la comune consuetudine degli uomini, cosí nello amato come in chiama; e, come avviene di tutte l’altre cose perfette, credo che questo tale amore sia suto al mondo molto raro: che tanto piú arguisce l’eccellenzia sua. Chi ama una cosa sola e sempre, di necessitá non pone amore ad altre cose, e però si priva di tutti gli errori e voluttá, nelle quali comunemente incorrono gli uomini; ed, amando persona atta a conoscere e cercando in ogni modo che può di piacerli, bisogna di necessitá che in tutte le opere sue cerchi degnificarsi e farsi eccellente tra gli altri, seguitando opere virtuose per farsi piú degno che può di quella che lui stima sopra all’altre degnissima, parendogli che in palese e in occulto come la forma della cosa amata sempre è presente al core, cosí sia presente a tutte l’opere sue, le quali laudi o riprenda secondo la loro convenienzia, come vero testimonio ed assistente giudice non solo dell’opera, ma de’ pensieri. E cosí, parte colla vergogna reprimendo il male, parte collo stimolo di piacerli eccitando il bene, sempre questi tali, se perfettamente non operano, almanco fanno quello che al mondo è reputato manco male, la quale cosa rispetto alla imperfezione umana al mondo per bene si elegge.

Questo adunque è stato il subietto de’ versi miei; e se, pure con tutte queste ragioni, non risponderò alle obtrettazioni e calunnie di chi mi volessi dannare, almanco, come disse il nostro fiorentino poeta, appresso di quelli che hanno provato che cosa è amore:

il giudicio de’ quali è assai a mia satisfazione. Perché, se gli è vero, come dice Guido bolognese, che amore e gentilezza si convertino e sieno una cosa medesima, credo che agli uomini